Predisposizione genetica alla parodontite

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La malattia parodontale è una patologia che può avere una forte connotazione di ereditarietà, dovuta ad una predisposizione genetica. Per capire questa relazione, bisogna andare ad analizzare il processo infiammatorio che causa appunto il riassorbimento osseo parodontale e le altre sintomatologie.

Essere predisposti alla parodontite o piorrea non vuol dire perdere di sicuro i denti ma richiede sicuramente una terapia ed una igiene più accurata.

Se un soggetto è molto predisposto ma si pulisce correttamente il cavo orale ed effettua dei controlli professionali e pulizie frequenti ed efficaci, verosimilmente non si ammalerà di parodontite.

Così come se un soggetto predisposto è già affetto da parodontite può comunque esser trattato con successo e guarire! Bisognerà aver in questo caso maggiore accuratezza nella terapia, che dovrà essere più radicale, nonché nell’igiene domiciliare e nei controlli periodici.

Oggi grazie ad un semplice test è possibile valutare oggettivamente il grado di predisposizione genetica. Effettuando un banale prelievo dalla bocca, strofinando un cotoncino nella guancia, si esegue un test del DNA con accurate metodiche di biologia molecolare, capaci di valutare se le principali molecole del sistema immunitario, chiamate interleuchine, sono o no alterate ed in quale forma.

I risultati di questo test possono essere usati efficacemente per personalizzare e validare una terapia parodontale, in quanto ad esempio andranno a definire il livello batterico soglia del sistema immunitario che bisognerà raggiungere con la terapia e a volte modificare il numero di sedute di trattamento necessarie.

Il grado di predisposizione è fondamentale anche per definire e personalizzare un corretto programma di mantenimento igienico.

Un soggetto predisposto ad esempio dovrà sottoporsi anche 3-4 volte all’anno a controlli periodici, mentre uno poco predisposto può limitarsi anche a 2. Un altro dato interessante rilevabile dagli esiti dei test genetici di ultima generazione, è l’alterazione del recettore VDR della Vitamina D.

Se presente in una certa forma genetica, può far sì che la vitamina D normalmente introdotta con la dieta non venga efficacemente utilizzata, portando ad una sua carenza. Questo deficit alla lunga può portare a problematiche di mineralizzazione ossea, collegate con la parodontite ma anche con l’osteoporosi. E conoscendo questo dato, è possibile indicare una corretta integrazione ed inviare il paziente ad effettuare dei controlli più approfonditi coi medici di riferimento.

I protagonisti della patologia parodontale sono sempre due, ossia i batteri ed il sistema immunitario.

Quando l’accumulo batterico non viene rimosso correttamente con le manovre di igiene orale domiciliare, ed i batteri risultano anche più forti rispetto alle capacità di difesa del sistema immunitario, che costantemente è all’opera per difenderci dagli attacchi esterni, ha inizio il processo di riassorbimento dei tessuti parodontali.

In particolare il nostro sistema immunitario attiva dei processi a cascata che portano da una parte all’attivazione delle collagenasi, in grado di dissolvere il legamento parodontale, e dall’altra all’attivazione degli osteoclasti, che appunto riassorbono l’osso.

Questo meccanismo di “ritirata”, anche se possiamo vederlo come negativo in quanto causa della comparsa di mobilità dentaria e successiva perdita dei denti, è in realtà un processo di difesa. Infatti se i batteri riuscissero a raggiungere i tessuti più profondi come l’osso, l’infezione diventerebbe molto più grave. La predisposizione genetica alla parodontite è appunto legata a questo meccanismo infiammatorio, in quanto quello che si può ereditare non sono i batteri, che al massimo possono essere trasmessi, ma una particolare conformazione delle molecole immunitarie.

Se queste sono di una certa tipologia, possono causare un’aumento importante della risposta infiammatoria o una difficoltà nel dargli uno stop, che porta come conseguenza ad una più o meno rapida capacità di avere danni parodontali. Una forte predisposizione genetica è quella che fa sì che anche soggetti molto giovani (anche di 20-30 anni) inizino ad avere importanti forme di parodontite, dette aggressive appunto, anche con bocche molto pulite.

Ciò perché bastano pochissimi batteri non rimossi per far attivare il processo di riassorbimento che diventa molto rapido ed importante nonché difficile da fermare.

Invece la bassa predisposizione fa sì che persone anziane che magari non si lavano neanche i denti, con tartaro importante e diffuso, non abbiamo neanche un dente mobile e l’osso al livello fisiologico. E’ importantissimo però dire che non basta avere una predisposizione genetica per avere per forza la parodontite ed essere destinati a perdere i denti! Infatti la condizione necessaria per essere affetti da parodontosi è la presenza di batteri.

Se pensi di esser predisposto alla parodontite e vuoi saperne di più facendo un test dedicato, non esitare a contattarci.

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    Dott. Simone Stori – Dentista Bologna – Esperto Cura della parodontite Dr. Simone Stori Iscritto all'Ordine degli Odontoiatri di Bologna numero 1575 P.IVA 07217640726

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